Un mio articolo a cui sono particolarmente affezionato. Parla di Pippo Baudo, di una ragazza di Trinidad e del sottoscritto.
Cos'hanno in comune Michael Jackson, Pippo Baudo, il sottoscritto e una ragazzina che abita a Trinidad?
Ho ricevuto, e continuo a ricevere, moltissima posta dai lettori in quest'ultimo periodo. Molti si congratulano per la nascita di mia figlia Alina, che ho menzionato in queste pagine. Altri hanno risposto al mio articolo pubblicato nel numero di ottobre scorso, La rivoluzione sprecata . Ringrazio tutti; leggo e leggerò ogni singola riga che mi viene inviata, anche se riesco a rispondere solo a una parte delle lettere ricevute.
Su Internet, timidamente
A proposito di rivoluzione sprecata : in quell'articolo mi lamentavo dello scarso utilizzo creativo che si fa dei computer nel commercio. Una trentina di lettori mi ha fatto notare l'esistenza dello splendido sito Internet delle Ferrovie: all'indirizzo <http://www.fs-on-line.com> è possibile calcolare tutte le coincidenze per organizzare un viaggio da Merano a Reggio Calabria in un qualsiasi giorno dell'anno. Davvero eccellente. Mi resta solo un dubbio: io sono da sempre un fedele utente delle ferrovie, al punto di essere abbonato al loro mensile Amico treno . Perché non ero a conoscenza di questa iniziativa? Perché quasi tutti i miei corrispondenti ammettono di averne scoperto l'esistenza per caso?
Un singolo lettore, Carlo Ricciardi, mi scrive elogiando la sua banca: i correntisti della Banca Sella possono ottenere un estratto conto collegandosi via Internet all'indirizzo http://www.bansel.it. Ogni onore e lode.
Nel mondo, sottovoce
Tutte queste lettere mi hanno ispirato un altro filone di riflessione. Andy Warhol, il grande artista americano, sosteneva che nell'era moderna a tutti capita un quarto d'ora di celebrità: e io sono quasi d'accordo. Pochissime persone al mondo sono famose come, poniamo, Michael Jackson; una celebrità conosciuta in tutto il mondo. Un numero appena superiore di uomini è famoso all'interno dei confini della propria nazione e sconosciuto altrove: per esempio Pippo Baudo. Chiamiamola mini-celebrità. La scala graduata non finisce certo qui. Mettiamo il sottoscritto sotto a un vetrino: in tutta la mia vita sono stato fermato per strada da una persona, che mi aveva riconosciuto come "il famoso esperto di Macintosh" esattamente una volta. Viceversa, quando entro in un negozio decorato con la mela a sei strisce, o quando passeggio per i corridoi di una fiera informatica, vengo sistematicamente riconosciuto e additato. Io sono, diciamo così, una micro-celebrità: sono noto nel settore di cui mi occupo. La gente che ha interessi in quel settore mi consulta, mi scrive (come abbiamo visto nel paragrafo precedente), mi riconosce. Per l'altro novantanove virgola nove per cento della popolazione nazionale sono un perfetto sconosciuto. Ma possiamo fare un altro gradino. abbastanza facile diventare una pico-celebrità: anzi, solo i timidi riescono a non diventarlo. Quelli di noi che fanno un intervento saggio in una semplice assemblea condominiale fanno parlare di sé, e ricevono complimenti per quanto hanno detto.
Ovunque, per quel che valgo
L'esistenza di Internet rende molto più facile la salita sopra al grado di pico-celebrità, per chi è interessato. Se io ho qualcosa da dire su Macintosh non ho più bisogno di trovare un editore e farmi assumere da una rivista: mi basta mettere in piedi una pagina WWW (e ci vuol poco). Lo stesso vale per chi vuole scrivere poesie, o cruciverbi, o ha una nuova teoria politica da sottoporre all'elettorato. La parte difficile, come sempre, è far fruttare la propria celebrità, per quel che vale, e magari ricavarci di che vivere: ma la celebrità di per sé è garantita.
Altrove, purtroppo
Concludo con una note triste. Almeno per me che scrivo. Questo è l'ultimo articolo che scrivo per Macformat Italia. L'editore ha deciso un cambiamento di rotta per la rivista, che dal prossimo numero seguirà molto più da vicino la testata madre inglese. Alla nuova e giovanissima redazione, che sostituisce quella di cui facevo parte, va il mio sincero "buona fortuna". Ai miei lettori, un arrivederci -- quindici anni di lavoro come giornalista in questo campo mi hanno insegnato che non è mai un addio -- e auguri di buone feste.