Stefano e il panettone dai cento tasti - capitolo 2
Capitolo 2 - Monteforesta Verderame di Sotto
I compagni di classe di Stefano erano il figlio del lattaio, il figlio del segretario comunale, la figlia del fruttivendolo e la figlia del direttore di un cantiere edile (che sono quei signori che costruiscono le case). C'erano solo cinque bambini in classe, perché Stefano abitava in un paese piccolo piccolo, che si chiamava Monteforesta Verderame di Sotto. Era un paese molto grazioso, con una chiesetta bianca piccola piccola, il municipio tutto dipinto di giallo e le case degli abitanti di tutti gli altri colori. Vicino c'era un bosco, dove i bambini di Monteforesta Verderame di Sotto andavano a giocare e persino a cogliere le more, i lamponi, i mirtilli e le stranerane. Tu forse non hai mai assaggiato le stranerane, se non sei mai stato a Monteforesta Verderame di Sotto: sono un frutto di bosco, di colore verde, che cresce soltanto lì ed è buonissimo. Hanno un sapore che è un misto di menta, liquirizia e panino al prosciutto, che è un po' difficile da immaginare, ma ai bambini piace da impazzire. In effetti, le stranerane non crescevano neppure a Monteforesta Verderame di Sotto fin quando non era arrivato lì il nonno di Stefano (un mago anche lui, naturalmente). Un giorno il nonno stava passeggiando nel bosco con la bacchetta magica in mano. Un grosso rospo si era messo a gracidare, forte forte, all'improvviso, alle sue spalle. Il nonno si era proprio spaventato, gli era partito un colpo dalla bacchetta e... wham!... il rospo era diventato la prima pianta di stranarana.
Stefano invidiava un po' i suoi piccoli amici, perché il figlio di un lattaio da grande può diventare tutto quello che vuole, anche l'astronauta o la guardia forestale, mentre invece il figlio di un mago può soltanto diventare un altro mago. Poi però si consolava, perché il mago è un mestiere difficile ma che può anche dare grandi soddisfazioni. Il figlio del segretario comunale, invece, da grande voleva diventare un programmatore di calcolatori. Il suo papà gli aveva comprato un calcolatore bellissimo, un potentissimo Sextium da seicento virgola uno petaerz con sistema operativo Millefinestre Exagerato Porcapuzzola. Il figlio del segretario comunale, che si chiamava Marco, si vantava tantissimo del suo calcolatore. "È così veloce", diceva Marco, "che passa tutto il suo tempo ad aspettare che io gli dia qualche cosa da fare; così quando gli do un ordine non riesce proprio a crederci e dunque aspetta un bel po' prima di cominciare a lavorarci. È così avanzato, così complesso che nessuno riesce a capire bene come funziona. Ogni tanto viene fuori uno schermo tutto blu con un messaggio così difficile da capire che nessuno sa cosa fare. Persino il mio papà non ci capisce niente, eppure lui è un segretario comunale e scrivere in modo complicato è praticamente il suo lavoro. E anche se è così tanto avanzato, ogni qualche mese avanza ancora. Prende da solo i soldi che gli sembra giusto dal conto in banca del mio papà e li manda alla società Porcapuzzola. L'ultima volta, due mesi fa, si è aggiornato da Millefinestre Casalingo Definitivamente Incredibile a Millefinestre Exagerato".
Gli animali di Monteforesta Verderame di Sotto
Tu, piccolo lettore, lo sai che i maghi possono parlare alle piante e agli animali, e che possono capire le loro risposte, vero? Ah, non lo sapevi? Scusa, sai, se non l'ho detto prima, ma io credevo che lo sapessero tutti. Allora te lo spiego. Le piante e gli animali parlano proprio come facciamo noi, ma nel loro linguaggio, e i maghi li capiscono benissimo, però quando sono molto piccoli imparano a non stare troppo attenti a tutto questo chiacchiericcio, perché per la verità gli animali non sono tanto intelligenti, e le piante ancora meno, e quindi dicono in continuazione cose sciocchine. Anche gli animali e le piante hanno un nome, come gli uomini e i maghi, ma non gli importa che si sappia in giro.
Un giorno d'estate, il mago che non si chiamava Stefano ma che tutti chiamavano così stava passeggiando in una piantagione di mele con un altro bambino che si chiamava veramente Stefano. Questo rendeva le cose terribilmente complicate, ma noi faremo finta di niente.
Una delle piante di melo li vide e disse a un collega: -Àlberto, Àlberto, stai attento, ci sono qui due piccoli esseri umani!-
-Stai calmo, Carmelo, vedrai che non ti fanno niente!-
-Ma Àlberto, una volta un bambino mi ha scritto il suo nome sulla corteccia è mi è rimasto il prurito per un mese.-
-Eh, lo so, Carmelo, per noi è così difficile grattarci dove prude.-
Dietro a Stefano e a non-Stefano passeggiava un piccolo gruppetto di formiche.
-Formica Vedetta, ma sei sicura che abbiano dei panini negli zainetti? Hai controllato bene, prima di chiamarci?-
-Ho chiesto di controllare a Formica Che Ha Un Olfatto Pazzesco,- rispose Formica Vedetta, - ma se vuoi possiamo mandare avanti Formica Veloce e farla salire sugli zainetti a guardare da vicino.-
-OK, ragazze, manteniamo la calma, - disse allora Formica Capopattuglia, -dividiamoci in piccole squadre di centomila formiche ciascuna e pediniamoli da tutte le direzioni, così se mangiano i panini e gli cadono delle briciole le prendiamo al volo.-
Mentre gli alberi e gli animali parlavano tra di loro, il bambino che si chiamava veramente Stefano chiacchierava con il nostro eroe, che cercava di starlo a sentire senza distrarsi. Che non è facile quando hai una formica che ti sale lungo una gamba per annusarti lo zainetto.
-Quando sarò grande,- diceva Stefano, -voglio lavorare con i telefoni. E le calcolatrici. E i dischi. Penso che sia possibile inventare un telefono che suona musica mentre stai chiamando.-
-Ma sarebbe difficile ascoltare la persona con cui stai parlando,- rispose il piccolo mago mentre cercava di prendere Formica Veloce delicatamente per le zampine e rimetterla a terra.
-Allora voglio inventare una calcolatrice con un sacco di memoria, così dopo un mese da quando hai fatto un calcolo potrà dirti che risultato avevi ottenuto,- disse Stefano.
-È una bellissima idea,- ribatté il piccolo mago, -ma forse si farebbe prima a rifare il calcolo?-
E così i due piccini continuavano a camminare nella piantagione e a parlare di quel che avrebbero inventato da grandi, mentre le formiche aspettavano ansiosamente le briciole dei panini (e magari persino qualche granello di zucchero) e gli alberi di mele li stavano a sentire.